Origini del diamante
Per conoscere l’origine del
diamante è necessario accennare all'elemento chimico carbonio (C).
Il
carbonio appartiene al IV gruppo della tavola periodica degli elementi e
combinato è uno degli elementi fondamentali della materia organica.
Esso si
rinviene in natura anche allo stato elementare ossia come carbonio puro non
combinato. In questo stato elementare esso può presentarsi come diamante o come
grafite.
Nonostante
l'identica composizione chimica questi due minerali presentano caratteristiche
fisiche del tutto differenti.
Il motivo va ricercato nel reticolo cristallino
che risulta assai diverso nei due casi.
Nel diamante gli atomi di carbonio
occupano il centro e i vertici di un immaginario tetraedro mentre nella grafite
gli atomi di carbonio occupano i vertici di esagoni posti su piani paralleli.
Questa differente disposizione degli atomi si ripercuote nelle loro
caratteristiche fisico-chimiche.
Nella
scala di durezza Mohs alla grafite corrisponde una durezza 1-2 risultando
pertanto un minerale tra i più teneri in natura, al diamante il valore massimo,
ossia 10, relegandolo come il minerale più duro esistente in natura; la grafite
è un minerale sempre opaco, nero a differenza del diamante che può presentarsi
trasparente e incolore; ancora la grafite brucia più facilmente del diamante ed
è attaccabile parzialmente da alcuni acidi.
I fattori che determinano la
cristallizzazione del carbonio in forma di diamante o di grafite possono essere
semplificati nella temperatura
e nella pressione al momento della
cristallizzazione.
Il diamante è la varietà di
carbonio di alta pressione. Studi di laboratorio hanno evidenziato che esso
cristallizza con pressioni di almeno 50 kbar e temperature superiori a 900 °C.
A pressioni o temperature più basse si forma la grafite.
A
temperature superiori ai
1.200 °C, si forma nuovamente la grafite. A pressioni
di circa
50 kbar quindi la formazione del diamante è limitata a temperature
che vanno dai 900 °C ai 1.200 °C.
In natura pressioni di 50 kbar si
riscontrano nello strato superiore del mantello terrestre ad una profondità 150
km o più.
Solitamente
a queste profondità la temperatura supera i 1.200 °C eccetto nella parte
inferiore dei vecchi cratoni stabili Archeani, dove le temperature a queste
profondità sono comprese tra i 900 °C e i 1200 °C. Questi vecchi cratoni si
formarono più di 2,5 miliardi di anni fa ed da allora non sono stati coinvolti importanti
eventi tettonici. Essi formano il nucleo dei vecchi continenti.
Gli
esempi sono il cratone Canadese, il cratone siberiano, quello del Kalahari nel
Sudafrica, il cratone centroafricano Kasai e il cratone Ovest africano. I
diamanti si formarono nella parte inferiore di questi cratoni; eruzioni
vulcaniche di origine profonda possono aver portato i diamanti dalla profondità
di 150-200 km in superficie.
Durante il trasporto verso la superficie il
diamante attraversa zone con temperature e pressioni diverse a quelle del suo
campo di stabilità. Necessariamente, quindi, il trasporto deve essere avvenuto
in modo rapido per evitare la trasformazione del diamante in grafite o la
sua combustione. La velocità di risalita di tali magmi (detti kimberlitici) è stata
valutata intorno ai 70 km/h.
Oltre
alle zone cratoniche, da recenti studi geologici, si ipotizza che i diamanti
possano formarsi anche sotto gli oceani in condizione fisiche adeguate sempre
che vi sia la presenza del carbonio.
Il
magma kimberlitico che risale dal mantello segue fratture profonde all'interno
della crosta terrestre; vicino alla superficie il peso delle rocce sovrastanti
non è in grado di contrastare la pressione dei gas magmatici e di conseguenza
si verifica una eruzione vulcanica esplosiva. La struttura del vulcano risulta
costituita da radici profonde (dicchi), un condotto a forma di carota e da un
eventuale cratere esterno.
Questi
tipi di vulcani sono chiamati kimberliti o lamproiti, la loro differenza
dipende solo dalla loro diversa composizione mineralogica e chimica. Nei
periodi geologici passati si sono avuti diversi episodi vulcanici di questo
tipo†: 1.100 M.a. (Premier, Argyle, Mali, India), 520 M.a. (Venetia, Russia),
da 250 a 90 M.a. la maggior parte dei camini kimberlitici africani, 50 M.a.
(Lac de Gras, Tanzania), 20 M.a. (Ellendale, nellíovest dellíAustralia).
I
condotti esplosivi e i crateri sono una mistura di kimberlite e roccia del
posto polverizzata che contengono piccole quantità di diamanti (nell'ordine di
1 ct per ton di roccia).
Una volta formato, l'edificio
vulcanico esterno iniziò e continuò per milioni di anni ad essere eroso ad
opera della pioggia e del vento (fenomeni esogeni).
In molti casi l'erosione fu
così radicale da portare al suo completo smantellamento facendo rimanere solo
la kimberlite del condotto vulcanico. Le kimberliti della Tanzania essendo
relativamente giovani (50 M.a.) hanno preservato un cratere largo costituito da
tufi.
Nel
Bellsbank l'erosione fu più intensa, e i diatremi kimberlitici furono erosi
completamente lasciando soltanto i dicchi kimberlitici.
Gli
scavi minerari dei diatremi di kimberley hanno rimosso completamente nel corso
dell'ultimo secolo la maggior parte delle rocce del condotto vulcanico
permettendo di giungere fino alla zona dei dicchi di alimentazione.
Nella
media circa il 10% dei camini kimberlitici contengono diamanti in quantità
economicamente valida.
Le
kimberliti diamantifere con diamanti da gemma pari a 0,1 ct/ton sono
estremamente rare.
Attualmente
sono state sfruttate circa 30 Kimberliti diamantifere. Trovare nuovi giacimenti
di kimberlite è la nuova sfida poichè la maggior parte di quelli facilmente
ritrovabili sono già stati scoperti.
Con la
crescente domanda di diamanti, si prevede quindi che le scorte di diamanti
diminuiranno dopo il 2000.
|